Siamo nella metà degli anni ’80 e, mentre nel resto d’Italia quasi tutti i viticoltori estirpano le vigne vecchie a favore di nuove piante più produttive e adatte alla lavorazione meccanica, nella Cantina di Vinchio Vaglio avviene la rivoluzione.
… Ma facciamo un passo indietro.
Cosa si intende per “vigne vecchie”?
Il ciclo vitale di una vite è così composto: da 1 a 3 anni la vite è improduttiva, fino al quinto o settimo anno la produttività cresce per poi rimanere costante fino al ventesimo anno continuando però a crescere in termini di qualità. I tempi possono variare in base alla tipologia del vitigno e ad altre caratteristiche, ma la costante è che, generalmente, dopo il 25° anno di età, la produttività del vitigno inizia a diminuire.
La domanda a questo punto diventa? È ancora economicamente vantaggioso tenerle in vita o è meglio sostituirle con piante giovani?
Aggiungiamo un tassello: le vigne vecchie hanno radici molto profonde e producono uva di qualità superiore, riuscendo a regalare vini profondi e strutturati con grandi capacità di invecchiare negli anni e di raccontare in maniera autentica tutto il complesso legame con il territorio.
La visione: il progetto Vigne Vecchie punta alla qualità
Giuliano Noè, storico enologo della cantina, insieme all’allora presidente Ezio Gallesio, al segretario Giancarlo Cellino e al revisore dei conti Franco Lajolo, danno i natali al progetto “Vigne Vecchie” per ottenere “un vino con un valore aggiunto determinato proprio da questa rigida selezione” delle vigne con oltre 50 anni di età, poco produttive, ma capaci di qualità eccezionale.
In un mondo che va alla velocità della luce, il progetto Vigne Vecchie decide di invertire la rotta e puntare sul valore delle cose fatte lentamente e dei gesti, così a lungo ripetuti nel tempo, da essere entrati sotto la pelle. Decidono di far esprimere l’uva in tutto il suo potenziale, allontanandosi da una produzione massificata, per raggiungere quell’eccellenza che solo la pazienza è capace di regalare.
Folli, sognatori oppure visionari?
Dalla cura alla vendemmia delle vigne vecchie: un’agricoltura eroica
La vendemmia delle vigne vecchie avviene, oggi come allora, in maniera tradizionale, tramite piccole cassette forate che permettono di controllare lo stato delle uve al momento del conferimento. In questi vigneti infatti il sesto di impianto è ridottissimo e la pendenza è tale che alcuni sembrano verticali, motivo per il quale una vendemmia meccanizzata non è possibile.
Si tratta di vigne che hanno più di 50 anni (ma molte superano anche gli 80 anni) che hanno sviluppato un apparato radicale tanto profondo da riuscire a trovare sempre l’acqua e le sostanze nutritive necessarie per portare a maturazione i pochi grappoli che producono anche in annate particolarmente siccitose.
La Cantina fornisce un premio ai viticoltori che si impegnano a mantenere in vita queste vigne per permettere loro di garantire un determinato rendimento ad ettaro, nonostante le basse rese di produzione in termini di quantità.
Ogni vigneto è catalogato e, lungo il corso dell’anno, controllato dai tecnici ed anche la vinificazione e l’affinamento seguono una linea a parte con l’intento di valorizzare le peculiarità e le qualità organolettiche delle uve.
In questo modo la Cantina Cooperativa è riuscita a tutelare al contempo il lavoro dei viticoltori e il territorio che rischiava l’abbandono, facendo rinascere la Barbera.
Ed è il 1989 quando, a pochi anni dalla nascita del prestigioso cru Vigne Vecchie, il vino vinse il primo premio durante l’Asta del Barbera al Castello di Costigliole raggiungendo la più alta quotazione al litro (tutt’ora imbattuta!).
Possiamo ancora definirli folli o sognatori? Per il tempo lo erano senz’altro e ancora oggi mantenere in vita vigneti di questo genere vuol dire non perdere un patrimonio di biodiversità incalcolabile.
I vini delle vigne vecchie di Vinchio Vaglio
La Cantina Vinchio Vaglio con l’intento e la speranza di salvare queste vigne e dare un giusto riconoscimento alle fatiche di tanti viticoltori, inizia a produrre il “Vigne Vecchie” e poi, nel 2009 in occasione dei 50 anni della cantina, il “Vigne Vecchie 50”.
Mentre il primo affina in legno e quindi racconta la Barbera nella sua longevità con una complessità di profumi e struttura, con il secondo si sceglie di esprimere la freschezza e l’eleganza di una Barbera giovane.
Perché in queste Barbere, nate dalla fatica di viticoltori tenaci e di esperti illuminati c’è qualcosa di speciale che, siamo certi, ritroverai anche nel bicchiere.
The Old Vine Conference
Recentemente la Cantina ha aderito al progetto The Old Vine Conference, una prestigiosa iniziativa ideata da Sarah Abbott MW per promuovere e salvaguardare le vigne vecchie a livello internazionale grazie ad una comunità radicata che evidenzia le pratiche migliori, sviluppa progetti e punta a dare risonanza alle vecchie vigne.
In fondo è anche grazie a quei viticoltori eroici e a coloro che li hanno seguiti che queste colline hanno mantenuto la biodiversità che le ha fatte riconoscere dall’UNESCO patrimonio dell’umanità nel 2014.
Mi piace, questa volontà di conservare e mantenere in vita una vecchia vigna, unica per qualità, personalizzata secondo le esigenze di chi l’ha piantata. Da un paio di anni sto coltivando una vecchia vigna, molto deteriorata da severe potature, con marciume sui grossi tagli. La mia ostinazione è di riuscire a mantenerla in vita il più a lungo possibile.
Complimenti! Il suo impegno è lodevole
Sono d’accordo che vigna vecchia fa Buon Vino. Proprio rispettando queste tradizioni che si creano i presupposti per una qualità eccellente e si conquista il cliente. Grazie per il vostro impegno. Buon Anno e prosperità.